Sono tantissimi gli uomini “Speedy Gonzales”, ovvero troppo veloci sotto le lenzuola: a scattare la fotografia è la prima indagine pan-europea sull’eiaculazione precoce, la più frequente disfunzione sessuale maschile, con cui è costretto a fare i conti il 20% dei maschi adulti italiani, circa 4 milioni di uomini tra i 18 e i 70 anni.
I tratti dei connazionali alle prese con l’eiaculazione precoce sono stati ricavati dai dati della “PE Confidential Survey”, un’ampia ricerca presentata in occasione del 25esimo Congresso dell’”European Association of Urology (Eau)”, che si è tenuto in Spagna, a Barcellona.
L’indagine, condotta da Gfk Eurisko, ha studiato un campione di 4.500 uomini e donne di 9 Paesi (Italia, Spagna, Portogallo, Germania, Austria, Gb, Francia, Finlandia e Svezia). Contrariamente alle leggende metropolitane, chi soffre di eiaculazione precoce in Italia spesso non è un teenager o un single: ha, invece, prevalentemente, tra i 31 e i 40 anni ed è coinvolto in una relazione stabile o di lunga durata (il 76%). Il 46% è alle prese con questo problema da sempre, ed il restante 54% ha acquisito i sintomi del disturbo, in media, da 9 anni.
Sebbene sia più informato degli altri europei (ha cercato di saperne di più nel 65% dei casi) e ricavi chiarimenti soprattutto da internet (il 54%), per la maggior parte il maschio italiano “troppo veloce” ritiene ancora erroneamente che l’eiaculazione precoce di cui soffre sia solo un problema psicologico e non anche una condizione medica efficacemente affrontabile con nuovi specifici trattamenti farmacologici. Per questo, solo un terzo ne ha parlato con un esperto (28%).
Le loro donne, pur accomunate dal fatto di fare meno sesso di quanto vorrebbero, sono da un lato le meno frustrate d’Europa durante l’attività sessuale (28% contro il 53% delle inglesi), ma, dall’altro, sono anche tra le più arrabbiate (29%, contro il 13% delle svedesi o il 15% delle spagnole) e si sentono meno in colpa (8% contro il 22% delle inglesi e il 25% delle francesi).
Emanuele Jannini, coordinatore della Commissione scientifica della Siams (Società italiana di andrologia medica e medicina della sessualità) fa notare che “il messaggio che si ricava da questa importante indagine è duplice: una soluzione farmacologica specifica, a base di dapoxetina, è oggi disponibile, ed i medici sono ormai sempre più attrezzati per riconoscere le possibili cause di natura fisica del disturbo. Ciò deve spingere sempre più i pazienti a rivolgersi con fiducia al medico. Perchè no, aiutati dalle loro partner”.